Tremezzina è uno dei borghi più estesi e affascinanti del ramo occidentale del lago di Como.
Ricco di storia, arte e cultura, offre anche alcuni degli scenari panoramici più suggestivi del Centro Lago: l’Isola Comacina, unica isola del Lago di Como, il promontorio boscoso del Dosso del Lavedo con la meravigliosa villa del Balbianello, il Sacro Monte di Ossuccio, patrimonio UNESCO, la vista sul promontorio di Bellagio che sale verso il Monte San Primo e le montagne che fanno da sfondo, fra cui spiccano le due vette inconfondibili della Grigna e della Grignetta, particolarmente suggestive al tramonto.
Il comune di Tremezzina comprende i borghi di Ossuccio, Lenno, Mezzegra e Tremezzo, con i loro caratteristici nuclei storici, le splendide ville e giardini, le chiese di epoca romanica e barocca e le passeggiate sul lungolago.
Il modo migliore per esplorare questo paese e godere di tutte le sue meraviglie è seguendo il percorso della rinomata Greenway, che per buona parte del suo tracciato si sviluppa proprio in Tremezzina.
Per la ricchezza di attrazioni e di punti di interesse suggeriamo inoltre di suddividere la visita in 3 tappe, in modo da avere il tempo sufficiente per scoprire e assaporare ogni angolo di questo borgo.
Ecco allora i nostri consigli e suggerimenti su cosa fare e visitare in Tremezzina.
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Ipotizzando di suddividere in tre giornate l’itinerario alla scoperta della Tremezzina, seguendo tratti del percorso della Greenway, suggeriamo di dedicare la prima tappa al borgo di Ossuccio.
Ossuccio si affaccia sulla Zoca de l’Oli, una tranquilla insenatura di fronte all’Isola Comacina e così denominata per via della notevole tranquillità delle sue acque, appunto “lisce come l’olio”. Il clima mite di cui gode questa zona del lago di Como, favorisce la crescita di una vegetazione tipicamente mediterranea, caratterizzata soprattutto dalla presenza di numerose piante di olivo.
Il borgo si caratterizza per la presenza di un ricco patrimonio storico, artistico ed archeologico tutto da scoprire.
Ecco dunque quali sono le sue principali attrazioni.
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Supponendo di passeggiare lungo la Greenway con partenza da Colonno, il primo borgo della Tremezzina che si incontra è Ossuccio. Qui, nel nucleo storico di Spurano, sorge la meravigliosa Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo, in stile romanico e databile tra il X e il XII secolo.
L’edificio, che conserva quasi integralmente la sua linea originale, si trova su uno sperone roccioso a picco sul lago, lungo il tracciato della antica via Regina.
È composto da un’unica navata con abside semicircolare e presenta una facciata a capanna, scandita da lesene e decorata da una cornice di archetti pensili, sopra la quale vi è il particolarissimo e caratteristico campanile a vela, a due fornici.
Lungo il fianco sinistro della chiesa, in corrispondenza dell’antico portale di ingresso laterale, vi è un affresco cinquecentesco che rappresenta San Giacomo Maggiore.
Imperdibili gli interni, riccamente decorati da pitture murali.
Per visitare la chiesa è necessario rivolgersi alla Parrocchia di Ossuccio, ma è comunque possibile farsi un’idea dei suoi interni scrutando dalla parete a vetro realizzata sul lato sinistro dell’edificio.
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La Velarca è attualmente in corso di restauro.
Giungendo da Colonno, poco prima della Chiesa di San Giacomo, una breve scalinata scende a lago dalla statale Regina e conduce alla Velarca, una gondola lariana trasformata fra il 1960 e il 1961 in residenza di villeggiatura su progetto dello storico Studio BBPR, fondato da Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti ed Ernesto Nathan Rogers.
Capolavoro assoluto di design, la Velarca è una casa galleggiante ancorata qui da oltre cinquant’anni e si caratterizza per l’eccezionale cura nella definizione dei dettagli e nella scelta scrupolosa dei materiali.
Su richiesta dei committenti, i coniugi Emilio e Fiammetta Norsa, che possedevano soltanto un piccolo lembo di terra affacciato alla riva del lago, i progettisti adattarono l’imbarcazione per farne una casa galleggiante, ormeggiata alla terraferma.
La Velarca, nome scelto da Ernesto Rogers con preciso riferimento alla famosa Torre Velasca di Milano progettata dallo stesso studio BBPR, è un esempio di casa-barca unico nel suo genere. Esaltata nelle riviste di architettura dell’epoca quale esempio della creatività e dell’ingegno italiano, grazie alla passione dei coniugi Norsa, la Velarca divenne ben presto un prestigioso salotto frequentato da artisti e intellettuali.
Aldo Norsa con la moglie Maria Luisa (eredi dei proprietari, Emilio e Fiammetta Norsa), che per tanti anni ne hanno fatto una casa di vacanza, nel 2011 hanno donato la Velarca al FAI, individuato come ente gestore che offre alte garanzie di competenza nella tutela e valorizzazione dei beni culturali.
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Lasciati il nucleo storico di Spurano e la Chiesa di San Giacomo alle proprie spalle si prosegue lungo la Greenway, attraversando la strada Statale. Giunti ad un incrocio la Greenway svolta a destra, ma noi suggeriamo di proseguire lungo Via Santuario, in direzione del Sacro Monte di Ossuccio e del suo Santuario della Beata Vergine del Soccorso.
Il Sacro Monte di Ossuccio, affascinante luogo di culto, immerso in uno scenario mozzafiato, è una tappa imperdibile per chi visita la Tremezzina.
Per raggiungere l’inizio del viale acciottolato che conduce alla famosa chiesa, basta percorre fino in cima Via Santuario, fino ad arrivare al suo imbocco, in prossimità della IV cappella. Il percorso completo in realtà ha inizio poco più sotto, nella frazione Molgisio di Lenno, raggiungibile in pochi minuti scendendo verso destra.
Il complesso del Sacro Monte della Beata Vergine di Ossuccio, inserito nel 2003 nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco, si sviluppa lungo il pendio del monte di Ossuccio e comprende il Santuario e quattordici cappelle che illustrano i Misteri del Rosario attraverso 230 statue in terra cotta a grandezza naturale, veri capolavori d’arte degli stuccatori intelvesi.
Il complesso, ispirato ai modelli dei Sacri Monti di Varallo e Varese, fu eretto come baluardo a protezione delle terre cattoliche di confine contro l’avanzata del protestantesimo e con l’intento di riprodurre l’esperienza dei pellegrinaggi in Terra Santa.
Il viale che conduce al Santuario si snoda lungo una piacevole passeggiata tra ulivi ed è arricchito dalle quattordici cappelle, realizzate nel Seicento in un lungo arco di tempo, fra il 1644 ed il 1699, grazie all’iniziativa del frate Lorenzo Selenato e al contributo di alcune importanti famiglie locali che ne finanziarono la costruzione.
Alla sommità del monte spicca il Santuario della Beata Vergine del Soccorso, meta ogni anni di centinaia di fedeli.
La Chiesa, eretta a partire dal 1537 e consacrata nel 1699, si trova in una splendida posizione panoramica sul lago di Como, l’Isola Comacina e la Tremezzina.
Secondo alcune fonti in quest’area esisteva un tempio romano dedicato a Cerere ma l’erezione del santuario è tradizionalmente legata della devozione per un’antica statua della Madonna col Bambino.
Il santuario è preceduto da un ampio portico con una grande arcata, ma l’accesso avviene dal portale sul fianco destro lungo il quale è collocato anche il campanile settecentesco con muratura in pietra squadrata completato da cella campanaria con una singolare copertura a bulbo.
L’interno della chiesa è a navata unica con due altari laterali e una profonda cappella sul lato sinistro composta da due ambienti.
Il Santuario è aperto tutti i giorni, dalle 7 alle 19.
Segnaliamo che il Sacro Monte di Ossuccio rientra nell’ innovativo progetto Artway, una videoguida intelligente su tablet che permette di scoprire, in maniera del tutto nuova e coinvolgente, le più famose attrazioni della Tremezzina.
I tablet con le videoguide ARTWAY possono essere noleggiati presso il Museo Antiquarium dell’Isola Comacina (nei pressi del Complesso medievale di S. Maria Maddalena a Ossuccio) o presso le biglietterie di Villa Carlotta e Villa del Balbianello, a costi contenuti.
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Per riprendere il nostro itinerario alla scoperta delle meraviglie del borgo di Ossuccio suggeriamo, una volta tornati al punto di inizio del viale del Santuario, di scendere percorrendo la stessa strada fatta in salita, a destra rispetto al parcheggio, per raggiungere in pochi minuti un altro punto di interesse di Ossuccio, la chiesa dei SS. Agata e Sisinnio, chiesa romanica di origini molto antiche.
Nella discesa, una volta giunti ad un secondo parcheggio, basterà proseguire sulla strada asfaltata e, subito dopo una lieve curva, scendere nella piccola piazza acciottolata sulla destra, su cui si affaccia il piccolo edificio religioso.
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Chiesa dei Santi Agata e Sisinnio
La Chiesa dei Santi Agata e Sisinnio è un edificio di origini molto antiche, che ha subito molti cambiamenti durante i secoli, fino ad essere trasformato in una costruzione romanica, ancora oggi parzialmente ben conservata con il suo altare originale, una splendida acquasantiera, resti di affreschi, alcuni a vista altri nascosti nel sottotetto, finestrelle a strombo e un bella torre campanaria.
Al suo interno si segnalano, in particolare, un affresco del XII secolo che raffigura la Crocifissione e un dipinto murale, di cui resta un frammento con la data 1489.
Anche questa chiesa è visitabile rivolgendosi alla Parrocchia di Ossuccio.
Per proseguire si riprende la strada asfaltata che scende a lago, fino a raggiungere una rotonda.
Qui è possibile scegliere se ricongiungersi al percorso della Greenway, andando verso sinistra, oppure proseguire lungo l’itinerario alla scoperta del borgo di Ossuccio. In questo caso, si continua a scendere in direzione del lago, con il Parco Comunale alla propria destra e Villa Leoni sulla sinistra.
Si giungerà così in uno dei punti più scenografici del Lago di Como, con uno scorcio straordinario sull’Isola Comacina incorniciata tra il complesso dell’Antico Hospitalis di Stabio, il suo famosissimo campanile e un paesaggio mozzafiato.
Il complesso architettonico dell’Antico Hospitalis di Stabio, luogo un tempo destinato all’accoglienza dei pellegrini e dei poveri, è un altra tappa obbligata della visita al borgo di Ossuccio.
Si trova in posizione strategica lungo l’antica via Regina (attuale via Somalvico) e comprende la Chiesa di Santa Maria Maddalena, il Palazzo padronale oggi sede della Polizia Municipale e l’Edificio specialistico sede dell’Antiquarium.
La chiesa di Santa Maria Maddalena è un oratorio romanico, databile al secolo XI-XII, ad una sola navata con abside semicircolare e sulle pareti tracce di affreschi di epoca romanica.
Assolutamente da notare il suo suggestivo campanile, attrazione tra le più immortalate della zona, caratterizzato da una cella campanaria ricca di elementi decorativi e posta sopra il fusto di epoca romanica.
La chiesa, fatta di blocchi sbozzati di pietra di Moltrasio, presenta lungo la parete della navata e dell’abside una bella cornice ad archetti pensili. Sull’arco che precede la facciata si conserva un resto di affresco con la firma del pittore bresciano Aragono Aragonio, autore di una tela nel Santuario della Beata Vergine del Soccorso.
Da notare, ai suoi interni, alcune tracce di affreschi: nella controfacciata una Madonna col Bambino e Santi con offerenti, sulla parete destra e sulla parete sinistra Episodi della vita di Santa Maria Maddalena, nel catino dell’abside labili tracce di alcuni segni zodiacali.
Completano l’arredo della chiesa la balaustra e l’elegante paliotto settecentesco con la figura di Santa Maria Maddalena e lo stemma dei Giovio.
Per visitare la chiesa è necessario rivolgersi all’adiacente Antiquarium (www.isola-comacina.it), piccolo museo che raccoglie interessanti resti archeologici rinvenuti nel corso delle campagne di scavo sull’Isola Comacina e dove è possibile acquistare i biglietti per la visita dell’isola.
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Unica isola del lago di Como, apprezzata per la sua natura lussureggiante e per gli splendidi panorami, l’Isola Comacina è anche una delle aree archeologiche più interessanti dell’Italia settentrionale per l’Altomedioevo, ma anche un centro di produzione artistica grazie alla presenza delle Case per Artisti di stile razionalista, progettate da Pietro Lingeri nel 1937 e recentemente restaurate.
Lunga circa 600 metri e larga appena 200, l’Isola Comacina è un vero e proprio museo a cielo aperto, sintesi perfetta tra arte medievale e contemporanea. Comprende una superficie totale di 6 ettari, per lo più coperta da una rigogliosa vegetazione tipicamente mediterranea.
Nel corso del 1900 sull’isola vennero realizzati una serie di scavi archeologici dagli studiosi Ugo Monneret de Villard (1914) e Luigi Mario Belloni (1958-1978) che permisero di ricostruire nel dettaglio la splendida e tormentata storia di questo piccolo lembo di terra. Ad essi va il merito di aver contribuito a definire quella che è oggi l’Isola Comacina: un sito archeologico la cui importanza travalica i confini locali.
Vanta numerosi resti architettonici, per lo più paleocristiani e altomedievali, tra i quali spiccano:
Come arrivare all’Isola Comacina
L’accesso all’isola è via lago con imbarco a Ossuccio (Taxi-boat), a pochi metri dal Complesso medievale di S. Maria Maddalena e dell’Antiquarium o in battello per mezzo della Navigazione Lago di Como.
Segnaliamo che anche l’Isola Comacina rientra nell’ innovativo progetto Artway, una videoguida intelligente su tablet che permette di scoprire, in maniera del tutto nuova e coinvolgente, le più famose attrazioni della Tremezzina. I tablet con le videoguide ARTWAY possono essere noleggiati presso il Museo Antiquarium dell’Isola Comacina (nei pressi del Complesso medievale di S. Maria Maddalena a Ossuccio).
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Per proseguire lungo l’itinerario alla scoperta di Ossuccio suggeriamo ora di seguire la breve, ma panoramica passeggiata sottostante il giardino pubblico, ricco di piante d’olivo secolari, situato sulla riva del lago.
Dopo circa un centinaio di metri ci si ritrova sulla strada Statale e dopo un breve tratto comparirà sulla sinistra il prossimo punto d’interesse del percorso, la chiesa dei Santi Eufemia e Vincenzo.
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La chiesa di S. Eufemia fu costruita dopo il 1169 a seguito della distruzione, da parte dei comaschi, degli edifici presenti sull’Isola Comacina. Il Capitolo d’Isola trasferì il centro religioso della pieve sulla terraferma utilizzando il preesistente oratorio di San Salvatore e probabilmente fra XII e XIII secolo fece eseguire lavori di ampliamento della primitiva costruzione.
L’edificio, esternamente, conserva i caratteri di epoca romanica e presenta una facciata a capanna con cornice di archetti pensili e due semicolonne centrali che inquadrano il portale di ingresso e un soprastante lacerto di affresco, ormai illeggibile.
Sul fianco settentrionale si eleva il campanile, anch’esso scandito da cornici ad archetti pensili.
Al suo interno da non perdere le numerose decorazioni a stucco, tra cui spiccano quelle nella cappella del battistero, che rappresentano il Battesimo di Gesù.
Da notare inoltre le tre statue settecentesche nella terza cappella sul lato destro, dedicata alla Madonna e un gruppo scultoreo della Crocifissione nella seconda cappella destra.
Nel presbiterio si conservano tracce di affreschi di epoca romanica, due statue lignee di angeli e la lapide funebre del VII secolo del Vescovo Agrippino, proveniente dall’Isola Comacina.
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Terminata la visita della chiesa dei Santi Eufemia e Vincenzo, si prosegue l’itinerario verso l’ultimo punto d’interesse di questa prima tappa, la Villa del Balbiano.
La si raggiunge riprendendo il tracciato della Greenway, andando verso destra. Superato il Monumento ai Caduti, opera dell’architetto Pietro Lingeri, si attraversa la strada Statale e dopo una ventina di metri ci si trova davanti al grande cancello in ferro battuto della splendida Villa del Balbiano.
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Villa del Balbiano è un’affascinante villa del XVII secolo, collocata nei pressi della foce del torrente Perlana e affacciata direttamente sul Lago di Como.
Purtroppo non è aperta al pubblico, ma scrutando dai suoi cancelli si può assaporare parte della sua bellezza.
Davanti all’edificio si scorge un ninfeo fiorito di iris azzurre che conduce ad un scenografico viale d’accesso, al centro del quale corre un suggestivo gioco d’acqua, delimitato da siepi di bosso e da quinte di leccio, nelle quali sono inserite sei statue.
La villa, un massiccio blocco quadrangolare sviluppato su tre piani di altezza, con copertura in piode e con massicci portali in bugnato, è il frutto del gusto e dei lavori di rimaneggiamento svolti dai vari proprietari nel corso dei secoli.
Dopo vari passaggi, nel 1778 la proprietà fu ceduta al conte Giovan Battista Giovio che fece eseguire nuove decorazioni realizzate nelle sue sale da diversi pittori: Giuseppe Coduri, i fratelli Giovanni Antonio e Grandonio Brenni, i fratelli Francesco e Gaetano Cartosio, Giuseppe Porro e Giovanni Antonio Torricelli.
Pochi anni dopo, nel 1787, la villa fu acquistata dal Cardinal Angelo Maria Durini che negli anni seguenti promosse nuovi lavori e acquistò anche il Dosso di Lavedo, dove ricavò la famosissima villa del Balbianello, e nelle sue residenze accolse personalità illustri e insigni letterati come Giuseppe Parini.
Partendo dal borgo di Ossuccio è possibile dilettarsi in piacevoli escursioni, più o meno impegnative.
L’ex monastero di San Benedetto, interessante esempio di architettura romanica, si trova in Val Perlana, un angolo dello spirito immerso nella natura e circondato dal silenzio, lungo le pendici del monte Galbiga.
È raggiungibile da due mulattiere che partono dal Santuario della Beata Vergine del Soccorso ad Ossuccio (circa 2:00 h di cammino) e dall’Abbazia dell’Acquafredda di Lenno (circa 1:30 h di cammino).
L’itinerario di questa passeggiata è un connubio di arte e natura, immerso in una cornice straordinaria.
La chiesa è aperta il 1° maggio.
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La Torre del Soccorso, conosciuta anche con il nome di Torre del Barbarossa, è collocata in posizione panoramica su uno sperone roccioso sopra l’abitato di Spurano, a 400 metri di altezza e corrisponde ad un’antica torre di segnalazione, risalente probabilmente al XII secolo.
Per accedervi si può seguire la mulattiera che parte da via alla Torre, poco distante dalla Chiesa dei Santi Agata e Sisinnio a Ossuccio, oppure seguire l’itinerario che conduce prima al Santuario e successivamente alla Torre, passando per le vie interne della montagna e concludendo il cammino a Sala Comacina.
Recentemente la Torre è stata acquisita dal FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) e i suoi interni sono visitabili in occasione delle Giornate FAI di Primavera e di Autunno.
Tutto l’anno è però possibile compiere il bel itinerario suggerito e che conduce al suo ingresso.
La secondo tappa del nostro itinerario, lungo il percorso della Greenway, alla scoperta della Tremezzina si snoda attraverso i borghi di Lenno e Mezzegra.
Lasciato alle spalle il borgo di Ossuccio e oltrepassato il fiume Perlana si incontra il nucleo storico di Campo, che suggeriamo di esplorare fino a raggiungere la bella piazza a lago, con il pontile per l’attracco dei battelli e uno scorcio panoramico incantevole.
Questo piccolo nucleo storico, di origini romane, vanta due edifici di particolare interesse: Casa Brenna Tosatto, elegante dimora liberty dei primi anni del Novecento, oggi sede di mostre e centro culturale e Villa Monastero, situata proprio lungo il tracciato della Greenway.
Da Campo, facendo una breve deviazione, è possibile raggiungere in dieci minuti anche la piccola chiesetta di Sant’Andrea, significativa testimonianza di architettura romanica, databile alla prima metà del secolo XI.
Se invece si prosegue lungo la Greenway, seguendo l’apposita segnaletica, si giungerà in circa 15 minuti in uno dei punti più suggestivi del borgo di Lenno, il Golfo di Venere con il suo incantevole lungolago, location il martedì mattina del tradizionale mercato.
Nei pressi di un’area verde allestita a pic-nic è possibile deviare verso la magnifica Villa del Balbianello, tappa obbligata del nostro itinerario.
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Eretta per volere del Cardinal Angelo Maria Durini alla fine del XVIII secolo, la Villa del Balbianello, sorge all’estremità del Dosso di Lavedo, in una delle posizioni più suggestive di tutto il lago, tanto da essere oggi utilizzata come scenografia in numerose produzioni cinematografiche.
Il complesso comprende diversi edifici circondati da uno splendido giardino, organizzato su differenti livelli per sfruttare le caratteristiche del promontorio, che presenta alberature ornamentali particolarmente curate, fra le quali un maestoso leccio e platani potati a candelabro.
Al centro del giardino, in splendida posizione panoramica, affacciata da un lato sull’insenatura dell’Isola Comacina, denominata Seno di Diana, e dall’altro verso la Tremezzina, denominata Seno di Venere, si trova la loggia. Si tratta di un edificio a pianta rettangolare con due soli locali, la biblioteca e la sala dei cartografi, dove il cardinale accoglieva amici, artisti e letterati fra i quali Giuseppe Parini che a lui dedicò l’Ode “La gratitudine”.
Imperdibile la visita degli interni, che conservano l’allestimento voluto dal conte Guido Monzino, ultimo proprietario di Villa Balbianello, che restaurò l’edificio ed il giardino, rinnovando le stanze con arredi inglesi e francesi. La villa fu impreziosita inoltre da numerose stampe del Lario e centinaia di cimeli provenienti dai suoi viaggi e dalle sue spedizioni al Polo Nord e all’Everest.
Alla sua morte, nel 1988, Monzino lasciò la Villa del Balbianello al Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI) che tuttora la gestisce e ne consente l’apertura al pubblico.
L’accesso alla Villa è a piedi da Lenno con un tratto in salita, percorribile in 25 minuti circa, oppure via lago con servizio di Taxi Boat dal Lido di Lenno.
Orari d’apertura
La villa è solitamente aperta da metà marzo a inizio novembre, con aperture straordinarie nei mesi invernali.
Segnaliamo che anche Villa del Balbianello rientra nell’ innovativo progetto Artway, una videoguida intelligente su tablet che permette di scoprire, in maniera del tutto nuova e coinvolgente, le più famose attrazioni della Tremezzina. I tablet con le videoguide ARTWAY possono essere noleggiati presso la biglietteria.
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Terminata la visita di Villa del Balbianello si riprende il tracciato della Greenway e si percorre il bel lungolago immersi in una cornice mozzafiato ai piedi di eleganti ville quali Villa Aureggi e Torre di Villa. Si giunge quindi un altro punto di particolare interesse del borgo di Lenno, la Piazza XI Febbraio, su cui si affacciano la Chiesa di Santo Stefano e il Battistero.
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La chiesa di Santo Stefano corrisponde alla chiesa matrice della pieve di Lenno e costituiva, insieme al Battistero di S. Giovanni Battista, il fulcro di una zona sacra che comprendeva anche due cappelle dedicate a S. Zeno e a S. Maria, successivamente demolite, e l’area cimiteriale.
L’antichità di tale complesso è documentata da alcune lapidi pagane e cristiane in gran parte risalenti al VI secolo, oggi collocate nell’atrio, sul fianco sinistro e nella cripta.
Ed è proprio la cripta il fiore all’occhiello di questa chiesa: risale tradizionalmente alla seconda metà del secolo XI e testimonia la fase di età romanica.
È visitabile previo accordo con la parrocchia e vi si accede da una botola nella navata. Al suo interno sono conservati frammenti di affreschi con figure di Sante, forse risalenti al XIV secolo. Da notare le colonne che suddividono le sue tre navate, impreziosite da capitelli di reimpiego tradizionalmente ritenuti di origine tardo paleocristiana od altomedievale.
Negli interni della chiesa, invece, degne di nota la veste decorativa settecentesca che orna le pareti e le volte delle navate e del presbiterio, con ampie quadrature che incorniciano le Storie di S. Stefano e la Gloria di S. Stefano.
La prima cappella destra presenta una decorazione seicentesca, che comprende stucchi ed affreschi sulle pareti e sulla volta (Adorazione dei Pastori, Trinità e Fuga in Egitto) e due tele ai lati (Natività di Maria e Assunzione), ma conserva sulla parete di fondo anche un affresco rinascimentale che raffigura l’Adorazione dei Magi. L’altare maggiore conserva una pregevole pala cinquecentesca che raffigura il Martirio di S. Stefano.
Particolare infine il campanile, con struttura di origine romanica e cella campanaria settecentesca.
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Il battistero di San Giovanni Battista, insieme alla vicina Parrocchiale di Santo Stefano, incorniciano la Piazza XI Febbraio, creando un angolo a lago molto suggestivo.
L’edificio, straordinario esempio di stile romanico, risale probabilmente alla seconda metà del secolo XI.
Ha pianta ottagonale, con abside in origine semicircolare e presenta una decorazione a lesene, semicolonne, archetti, finestre strombate ed un portale sormontato da tre archi con lunetta. La muratura è realizzata con conci di pietra irregolari che richiamano anche le strutture della Chiesa di San Benedetto in Val Perlana. La cupola con copertura in pietra è completata da un piccolo lanternino con bifore a doppia ghiera.
Da notare, sul suo ingresso, le due semicolonne con eleganti capitelli a motivi vegetali, probabilmente di reimpiego.
L’interno conserva ampie tracce delle successive trasformazioni di epoca barocca.
Al centro dell’edificio è collocata l’elegante vasca battesimale in rosso d’Arzo e nero di Varenna, mentre sulla volta sono visibili alcune tracce di decorazione pittorica che rappresentano figure di angeli.
La zona dell’abside è ornata da un ciclo di affreschi settecenteschi che si compone di diverse scene: sulla parete di fondo e sui lati sono raffigurati tre Episodi della vita di San Giovanni Battista (Madonna col Bambino, Sant’Anna e San Giovannino, la Predicazione di San Giovanni Battista, il Battesimo di Cristo) intervallati dalle figure di Santa Lucia, a sinistra, e di Sant’Agata, a destra. Sulla volta dell’abside è raffigurata la Gloria di San Giovanni Battista attorniato da angeli musicanti.
Completano l’arredo del battistero due tele alle pareti che rappresentano la Presentazione di Maria al Tempio e l’Adorazione dei Magi.
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Dalla Piazza XI Febbraio si prosegue ora seguendo nuovamente il tracciato della Greenway in direzione Lenno, fino ad arrivare all’imbarcadero. Da lì si procede ancora per un centinaio di metri, ricongiungendosi alla strada Statale.
Per proseguire il nostro percorso alla scoperta della Tremezzina suggeriamo di attraversare la Statale e continuare lungo la Greenway, per raggiungere la parte alta del borgo di Mezzegra.
Si incontreranno, nell’ordine, i suoi punti di interesse principali: la Chiesa di San Giuseppe, la Chiesa Parrocchiale di Sant’Abbondio e il nucleo storico di Bonzanigo con la caratteristica Casa dei Presepi, Palazzo Brentano e Palazzo Rosati.
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L’oratorio di San Giuseppe è datato fine 1600 e deve la sua costruzione a Carlo Brentano Mezzegra, mercante ad Augusta.
Preceduta da un portico, la chiesa ha una struttura con una navata centrale unica e ha una pala d’altare raffigurante la Madonna con Bambino e i Santi Giuseppe e Carlo, probabilmente della scuola di Giulio Quaglio. Contiene una tomba di famiglia.
Questa piccola chiesa viene aperta dal parroco in occasione del 19 marzo, festa di San Giuseppe e festa del papà, e per tradizione viene celebrata la Santa Messa seguita dall’incanto dei canestri, al cui termine vengono serviti i famosi e golosi tortelli di San Giuseppe.
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Chiesa Parrocchiale di Sant’Abbondio
La chiesa spicca per il suo aspetto maestoso, conferito dalle dimensioni monumentali.
Edificata nel 1724 accanto alla precedente romanica, di cui ingloba la parte usata a sacrestia e oratorio della confraternita, rappresenta una delle più interessanti architetture settecentesche del territorio, con evidenti influenze del rococò europeo.
Dal sagrato della chiesa si può ammirare una spettacolare veduta panoramica che spazia dal promontorio di Bellagio al golfo di Lenno, incorniciati dalle montagne del San Primo e della Grigna.
Le pareti dei suoi interni sono scandite da lesene giganti di ordine dorico e corinzio, sopra le quali corre un alto cornicione.
Ecco i particolari che suggeriamo di notare:
Accanto alla chiesa sorge l’attuale canonica che occupa il corpo di fabbrica dell’antica chiesa di origine romanica.
All’interno si conservano alcuni ambienti della chiesa: la Cappella della Confraternita, ornata da un ciclo di stucchi ed affreschi seicenteschi e l’Oratorio della Beata Vergine del Carmine, che conserva la decorazione seicentesca. Sull’altare entro un’elegante cornice in stucco è collocata una tela che rappresenta la Madonna che dona lo scapolare a S. Simone Stock. La volta è ornata da stucchi e da affreschi in cui sono raffigurati l’Assunta, Angeli musicanti, il Miracolo della Madonna del Carmine e un Miracolo di S. Simone Stock.
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Visitata la chiesa si prosegue ora seguendo la strada alla sua destra, fino in fondo alla discesa dove è possibile curiosare in quella che è definita la Casa dei Presepi, un piccolo museo con una preziosa collezione permanente di presepi e diorami, aperta tutti i giorni e in tutte le stagioni.
È situa nel bel nucleo storico di Bonzanigo, un fitto agglomerato di case che suggeriamo di esplorare e dove è possibile ammirare i seicenteschi palazzi Brentano, testimonianza del successo raggiunto dai mercanti locali nel Nord Europa, dove aprirono empori e banche.
Alcuni di questi palazzi decaddero presto a case coloniche e furono poi suddivisi fra più proprietari, altri, come Palazzo Brentano, con i suoi interessanti affreschi e oggi sede di uffici amministrativi, e Palazzo Rosati, sono meglio conservati.
Terminata la visita del nucleo storico di Bonzanigo, suggeriamo ora di scendere verso la parte bassa di Mezzegra, percorrendo la strada che dalla Casa dei Presepi si dirige a lago.
Lungo la discesa si passa accanto al nucleo storico di Giulino dove, il 28 aprile 1945, furono fucilati Benito Mussolini e Claretta Petacci, fermati dalle formazioni partigiane il giorno prima tra Musso e Dongo, arrestati e rinchiusi in casa De Maria, dove trascorsero la loro ultima notte.
Una croce posta a fianco del cancello di Villa Belmonte ricorda la fucilazione.
Si continua quindi a scendere fino a ricongiungersi con la Statale, la si attraversa e si conclude il percorso andando alla scoperta del nucleo storico di Azzano, a lago, dove si possono ammirare la bella piazza con l’enorme esemplare di Magnolia, la Chiesa dell’Addolorata e, proseguendo lungo la stradina sottostante il parco pubblico, la Chiesa di San Vincenzo.
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La Chiesa dell’Addolorata è un piccolo oratorio fatto edificare, lungo l’antica via Regina, da Carlo Borromeo Gnosso ed aperto al pubblico nel 1677.
Edificio ad unica navata, presenta sull’altare centrale un gruppo statuario in gesso rappresentante la Pietà, con Gesù e la Madonna Addolorata, alla quale l’oratorio è dedicato. Nei due altari laterali sono raffigurati l’Immacolata Concezione e San Gaetano.
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La piccola chiesa, situata nella frazione di Portezza, risale all’epoca medievale, come documenta il campanile romanico, realizzato probabilmente a cavallo fra XI e XII secolo, che conserva nelle muratura alcuni elementi lapidei di reimpiego forse appartenenti a sepolcri o sarcofagi di epoca romana.
Sul fianco sinistro della chiesa si trova l’interessante campanile romanico suddiviso da fasce di archetti pensili e motivi decorativi a denti di sega e con una trifora a tripla ghiera sul lato sud. L’interno, a navata unica scandita da semplici lesene, conserva nel presbiterio, leggermente rialzato, le balaustre in marmo e l’ancona dell’altare.
La chiesa non è aperta al pubblico.
Nella parte alta del borgo di Lenno sorge l’Abbazia dell’Acquafredda da dove è possibile imboccare diverse direzioni e seguire differenti itinerari.
Noi, tra i vari, suggeriamo la passeggiata all’Abbazia di San Benedetto, già descritta nel paragrafo riguardante il borgo di Ossuccio, e l’escursione a Narro, punto panoramico unico, dove giungere per concedersi una boccata di aria genuina e godere di un’incantevole veduta del lago, di Bellagio, della penisola del Balbianello e dell’Isola Comacina.
La terza parte del nostro itinerario alla scoperta della Tremezzina , lungo il percorso della Greenway, prevede la visita del borgo di Tremezzo.
Il borgo di Tremezzo unisce un entroterra collinare, dove troviamo i nuclei storici di Balogno, Intignano, Rogaro, Viano, e Volesio, con un lungolago turistico, caratterizzato da ville sontuose e alberghi di lusso.
Unico borgo della provincia di Como appartenente all’esclusivo club dei Borghi più Belli d’Italia, Tremezzo è una rinomata località turistica che ha ospitato personaggi illustri come Giuseppe Verdi, Giuseppe Parini, la regina Vittoria d’Inghilterra e il Kraiser Guglielmo II.
Per andare alla scoperta delle sue meraviglie prendiamo come punto di partenza il nucleo storico di Bolvedro, riprendendo così il tracciato della Greenway.
La frazione di Bolvedro è posta in posizione soleggiante in riva al lago, a fianco del torrente Bolvedro.
Si tratta di un piccolo agglomerato di case, impreziosito dalla presenza di alcune maestose ville signorili, come Villa Sola Cabiati “La Quiete”, con il suo elegante giardino all’italiana, l’eclettica Villa Pensiero e la seicentesca Villa Albertoni Pirelli “Carlia” e Villa Amila, ben visibile soprattutto dal lago e realizzata, nel 1931, dall’architetto Pietro Lingeri.
È passeggiando lungo il bel lungolago che si raggiungono presto le principali attrazioni del borgo di Tremezzo.
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L’imponente Chiesa di San Lorenzo, in stile eclettico, è il frutto della ricostruzione avviata nel corso del XVIII secolo e completata nel XX secolo.
La chiesa ha pianta centrale ottagonale ed è caratterizzata all’esterno da fasce orizzontali bicrome che coprono anche la struttura del campanile. La facciata, sottolineata da semplici lesene, presenta elementi di gusto neogotico e neoromanico: il portale, il rosone centrale, gli archetti pensili in cotto, i gugliotti terminali.
Il vasto ambiente interno è scandito da un doppio ordine di lesene con una decorazione eclettica a motivi geometrici che prosegue anche lungo le pareti.
Nella volta centrale, entro cornici neogotiche, sono rappresentate le figure degli Evangelisti e la Fede, la Speranza, la Carità e la Chiesa Romana. La decorazione pittorica comprende i busti di Santi negli angoli sopra le arcate, le volte delle cappelle laterali e nel presbiterio la scena della Gloria di S. Lorenzo nella volta, le figure di Santi nei pennacchi, la scena di Gesù attorniato da Angeli nella calotta e due scene con Episodi della vita di San Lorenzo sulle pareti laterali.
Le cappelle ai lati del presbiterio ospitano gli arredi degli altari laterali dell’antica chiesa: a sinistra un altare in marmo nero a colonne tortili con una pala di Federico Bianchi raffigurante la Madonna che offre il Bambino a Sant’Antonio di Padova, a destra una tela di Giuseppe Bartolomeo Chiari che rappresenta Sant’Antonio, San Sebastiano e San Rocco entro cornice in marmo nero.
Sul fianco sinistro della chiesa si trova l’edificio del cine-teatro dedicato a Teresio Olivelli, realizzato nel 1950 per l’oratorio parrocchiale su progetto dell’architetto Pietro Lingeri, uno dei principali protagonisti del razionalismo lariano, originario di Tremezzo.
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Il Il Parco Teresio Olivelli, situato in riva al lago di Como subito dopo la chiesa di San Lorenzo, è un piccolo gioiello botanico e architettonico dove, di nuovo, troviamo opere dell’architetto razionalista Lingeri, una scalinata monumentale e una tarocchiera settecentesca, realizzate nel 1925.
Il parco, soprattutto nei mesi estivi, viene utilizzato dai bagnanti ed è un punto di ritrovo e di svago perfetto per rilassarsi, all’ombra dei suoi imponenti alberi o seduti ai tavolini del suo piccolo bar.
Originariamente inserito nel complesso di villa Meier, il parco, oggi di proprietà del comune di Tremezzina che lo ha acquistato e aperto al pubblico, deve la sua attuale conformazione all’incarico che gli allora proprietari Meier diedero nel 1925 all’architetto Pietro Lingeri, amico e collega di Giuseppe Terragni e come lui appartenente al gruppo degli architetti razionalisti di Como.
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Usciti dal parco e proseguendo sul lungolago il prossimo punto di interesse che si incontra è il Museo del Paesaggio del Lago di Como, con sede nella Villa Mainona, antica residenza della famiglia Mainoni.
Il complesso architettonico comprende il parco, la villa, alcuni fabbricati di dipendenza e una torre.
Il museo, di recente apertura, è incentrato sulla presentazione dei valori ambientali e culturali del paesaggio lariano con un particolare approfondimento sull’area della Tremezzina.
Visitarlo equivale a fare un tuffo nella storia del Lago di Como, attraverso una raccolta di antiche stampe, dal XVI al XIX secolo, concessa in comodato dagli eredi di Giorgio Bordoli Crivelli Visconti, che offrono uno sguardo affascinante sul Lario, e un sistema multimediale con tavoli touch screen che permette di confrontare mappe e immagini storiche con l’attuale assetto del territorio.
Un’apposita sezione del sistema multimediale è dedicata al Cinema sul Lario e comprende brevi filmati, schede sintetiche delle pellicole girate sul lago e l’indicazione dei luoghi che hanno ospitato le riprese cinematografiche (da The Pleasure Garden di Alfred Hitchcock del 1925 a Star Wars Episodio II e Ocean′s Twelwe)
Villa “Mainona”, sede del museo, rappresenta uno dei primi esempi storicamente documentati di villa padronale, con ampio giardino realizzata lungo la sponda del lago di Como. L’edificio venne costruito, infatti, nella seconda metà del XVII secolo per la famiglia Mainoni, originaria di Intignano, uno dei nuclei storici di Tremezzo.
Attorno all’edificio si stendeva un ampio giardino che venne sfruttato per la produzione di agrumi (limoni, cedri) mediante la realizzazione di appositi edifici per il ricovero delle piante.
Nel 1827 l’ultima erede dei Mainoni, donna Luigia Mainoni, decise di vendere la villa ai propri figli Giacomo, Teresa e Carolina Scorpioni. Dopo altri passaggi di proprietà nel XX secolo la villa, ormai nota come “Boliviana”, venne utilizzata come sede dell’Asilo “Mina Mosca”.
Oggi, dopo vari interventi di restauro, è la sede principale del Museo del Paesaggio del lago di Como e offre spazi espositivi e spazi destinati alla comunicazione, alla formazione di qualità e all’aggiornamento professionale.
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La piccola chiesa di San Bartolomeo fu oggetto di un intervento radicale di ristrutturazione nel periodo barocco.
La facciata è delimitata da due lesene angolari e presenta al centro un elegante portale lapideo con timpano spezzato.
L’interno, a navata unica con due cappelle laterali, è scandito da lesene ed è ornato da una decorazione ottocentesca sulla volta. Sul lato destro si apre la cappella della croce con un tondo che raffigura l’Ecce Homo. La cappella sinistra, dedicata all’Addolorata, è decorata da eleganti stucchi e conserva in una nicchia la statua dell’Addolorata.
Da notare l’altare maggiore, proveniente dall’antico Oratorio di San Francesco Saverio di Villa Carlotta, e il suo ricco disegno barocco con due colonne tortili che inquadrano la pala d’altare, in cui è raffigurato il Martirio di San Bartolomeo. Ai lati dell’altare entro nicchie sono collocate due statue di Vescovi.
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Superata la chiesa di San Bartolomeo ci si addentra nel nucleo storico di Tremezzo, un agglomerato di antiche abitazioni, caratterizzato dalla bella passeggiata sotto i portici, su cui si affacciano piccoli negozi e ristoranti.
Situato in posizione soleggiata in riva al lago, il nucleo storico di Tremezzo presenta in parte la struttura tipica a pettine degli antichi nuclei a lago, con abitazioni abbellite da eleganti portoni e affacciate alla riva e stradine a gradoni che salgono verso il pendio del monte.
Ma qui si respira intensamente anche la vocazione turistica della Tremezzina, espressa da grandi e rinomati alberghi come l’Albergo Bazzoni, costruito nell’800 e lo splendido Grand Hotel Tremezzo, elegante edificio caratterizzato da motivi e decorazioni di gusto liberty e inaugurato il 16 luglio del 1910.
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Al confine con il Grand Hotel Tremezzo c’è la meravigliosa Villa Carlotta, un luogo di rara bellezza, posta in posizione panoramica sulla riva del lago di Como, di fronte ad uno scenario mozzafiato sulle Grigne e il borgo di Bellagio.
La villa è celebre sia per le raccolte d’arte conservate al suo interno, sia per il magnifico parco botanico di 70.000 mq, che vanta una stupefacente fioritura primaverile di rododendri e azalee in oltre 150 varietà.
La villa, edificata alla fine del XVII secolo per volontà del marchese Giorgio II Clerici, è composta da un blocco compatto con impianto a “C” sviluppato su tre piani di altezza con una facciata scandita da semplici lesene in bugnato, nella quale si aprono due serliane, che sottolineano l’ingresso principale e la soprastante apertura al piano nobile.
Il giardino all’italiana davanti alla villa ha mantenuto l’impianto originale ed è arricchito da una balaustra in pietra decorata con figure allegoriche e da una fontana con la statua di Arione di Metimna.
Le sale del piano terra sono in stile neoclassico e sono dedicate all’esposizione della collezione d’arte. Qui si possono ammirare numerosi capolavori, tra cui:
Le sale del piano nobile conservano arredi d’epoca, ma anche alcuni soffitti lignei con decorazioni settecentesche.
Imperdibile poi la visita del parco, noto per la straordinaria fioritura primaverile di rododendri e azalee. Le collezioni botaniche e gli scorci paesaggistici lo rendono meta imperdibile in ogni periodo dell’anno.
Nei pressi dell’ingresso alla villa è infine ubicato l’oratorio della famiglia Sommariva, di proprietà della Parrocchia, edificio neoclassico realizzato da Giacomo Moraglia, nel quale si conservano il monumento funebre di Gian Battista Sommariva, scolpito da Pompeo Marchesi, e altre pregevoli sculture eseguite da Pietro Tenerani, Gaetano Manfredini, Camillo Pacetti e Benedetto Cacciatori.
Orari d’apertura
La villa è solitamente aperta da metà marzo a inizio novembre; l’Oratorio Sommariva è visitabile solo in determinate date, da verificare con la villa stessa.
Segnaliamo che anche Villa Carlotta rientra nell’ innovativo progetto Artway, una videoguida intelligente su tablet che permette di scoprire le più famose attrazioni della Tremezzina. I tablet con le videoguide ARTWAY possono essere noleggiati presso la biglietteria.
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Per completare la visita del borgo di Tremezzo suggeriamo di fare un giro anche tra i suoi nuclei storici situati per lo più nella parte collinare del paese, raggiungibile facilmente percorrendo sia le viuzze interne che si diramano dalle frazioni a lago, sia la strada carrozzabile che dalla piccola rotonda presso il Parco Teresio Olivelli sale verso la montagna.
Seguendo le indicazioni e dopo pochi tornanti si raggiungeranno i nuclei storici di Balogno e di Volesio dove si possono ammirare palazzi signorili risalenti alla seconda metà del Seicento, un gruppo di case coloniche e la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, il nucleo storico di Viano, con la sua chiesetta dedicata a San Rocco, quello di Intignano e sul versante opposto del fiume, il nucleo storico di Rogaro.
Quest’ultimo, situato su un altipiano che scende gradatamente verso il lago, è una minuscola frazione rurale composta da un insieme di case coloniche riunite intorno alla piazzetta barocca dell’oratorio dedicato alla Madonna di Einsiedeln e tuttora circondata da prati e boschi.
Da non perdere, poco lontano dal centro abitato, anche la Torre medievale di Rogaro, situata in una splendida posizione panoramica.
Naturalmente anche partendo dal borgo di Tremezzo sono numerose le passeggiate e le escursioni possibili.
Noi ve ne suggeriamo una facile, quella al Belvedere della Cappelletta degli Alpini.
In circa 25 minuti, seguendo la mulattiera che parte dalla frazione di Rogaro, si raggiunge una piccola cappelletta, da cui si gode una splendida vista panoramica sul Lago di Como, il Balbianello e Bellagio.
Il romanico è la fase dell’arte medievale europea che si è sviluppata a partire dalla fine del X secolo fino all’affermazione dell’arte gotica, cioè fin verso la metà del XII secolo in Francia e i primi decenni del successivo in altri paesi europei (Italia, Inghilterra, Germania, Spagna). In particolare, sul Lago di Como, si sviluppa tra il X e il XIII secolo.
Viene definito con questo termine poiché le tecniche costruttive si rifanno alla tradizione classica romana e, anche se differisce sotto molti punti di vista da quest’ultima, alcune caratteristiche sono comuni. Il romanico rinnovò principalmente l’architettura e la scultura monumentale.
Le differenze regionali sono una conseguenza della necessità di adattamento locale, mentre le linee di fondo possono essere ricondotte all’omogeneità culturale dell’Europa, alla veloce diffusione delle idee tramite la maggiore mobilità di merci e persone, siano esse mercanti, eserciti in marcia o pellegrini, senza dimenticare l’elemento unificatore della religione cristiana.
L’architettura romanica si caratterizza per l’uso delle coperture a volta, in particolare delle volte a crociera e di arcate cieche sulle pareti esterne.
L’impianto planimetrico più frequente delle chiese romaniche era la croce latina; la navata veniva scandita in campate ritmiche: alla campata quadrata della navata centrale in genere corrispondevano nelle navate laterali due campate pur esse quadrate ma di lato dimezzato. La cripta originariamente era limitata alla zona sottostante il coro, poi venne estesa come cripta a sala, quasi a creare una seconda chiesa inferiore.
Per quanto riguarda gli elementi decorativi scultorei, come capitelli, architravi e archivolti di finestre e portali, ricorrono raffigurazioni del mondo animale e vegetale, oppure figurazioni e narrazioni legate ai testi sacri.
La pittura romanica invece presenta una sensibilità tormentata che rappresenta soprattutto i temi più drammatici della religione: pene infernali, vizi, apocalissi, giudizio universale. Dio è rappresentato più come Rex (re) che come Dominus (signore). Gli vengono infatti dati attributi regali, simboli del potere universale: il trono, il sole, la luna, l’alfa, l’omega, i vegliardi dell’Apocalisse di Giovanni e talvolta la corona.
Accanto a queste immagini troviamo il Cristo in croce con il fianco piagato, ma in atteggiamento di vittoria sulla morte. Con l’appoggio della Chiesa l’immagine del Dio-Re favorisce il potere di re ed imperatori contro la feudalità: re ed imperatori sono infatti rappresentazioni terrene di Dio.
A fianco di questa iconografia appare quella del Dio Uomo, il Cristo Pastore, Cristo Dottore, un Cristo docente con vari attributi cristologici: mulino e frantoio mistici (il sacrificio fecondo di Gesù); Cristo cosmologico derivato dal simbolismo solare che appare al centro di una ruota; i simboli della vigna e del grappolo d’uva (con riferimento ai testi evangelici); il leone e l’aquila segni di potenza; il liocorno simbolo di purezza; il pellicano segno di sacrificio; la fenice simbolo di resurrezione e di immortalità.
Numerosi gli esempi di Romanico che si incontrano lungo l’itinerario alla scoperta della Tremezzina: a Ossuccio la chiesa dei Santi Giacomo e Filippo, la Chiesa di Santa Maria Maddalena, l’Abbazia di San Benedetto, la Chiesa dei Santi Agata e Sisinnio e la Chiesa dei Santi Eufemia e Vincenzo, a Lenno la Chiesa di Sant’Andrea il Battistero e la cripta della Chiesa di Santo Stefano e infine a Mezzegra la Chiesa di San Vincenzo.
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Il razionalismo italiano è quella corrente architettonica che si è sviluppata in Italia negli anni venti e anni trenta del XX secolo in collegamento con il Movimento Moderno internazionale, seguendo i principi del funzionalismo, proseguendo in vario modo in frange sino agli anni settanta.
In particolare si parla di razionalismo comasco facendo riferimento al movimento artistico e architettonico sviluppatosi a Como tra la metà degli anni Venti e i primi anni Quaranta attorno alla figura dei giovani Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri. E fu proprio l’edificio per abitazioni Novocomum (1927-1928) di Terragni, realizzato con superfici di muro e vetro, il primo esempio di architettura razionalista in Italia.
Il fermento suscitato dalle novità architettoniche attirò notevoli attenzioni attorno alla città lariana, che coincisero con una serie di iniziative pubbliche, come il progetto per la Casa del Fascio, affidato a Terragni nel 1932 (e ultimato nel 1936), e il concorso per il Piano regolatore cittadino (1934).
Nato come il tentativo di tradurre e applicare alla realtà l’utopia della ragione come principio d’ordine, il razionalismo fu il tentativo di dare risposte positive alle richieste di rinnovamento estetico emerse dallo sviluppo della società industriale.
Si caratterizzò per una grande chiarezza costruttiva, la linearità e purezza delle forme, l’assenza di ornamenti, l’utilizzo di colori fondamentali (soprattutto il bianco) e l’uso ricorrente di materiali economici come il cemento armato, il vetro e l’acciaio. Con il tempo, dalla ricerca dell’ottimizzazione di alcune funzioni, come quella dell’abitare, il movimento si tradusse in sostanza in un’amplificazione dell’estetica tecnica, costruttiva e strutturale.
Di seguito vi segnaliamo i principali esempi di stile razionalista presenti nell’itinerario alla scoperta della Tremezzina: a Ossuccio Villa Leoni, le Case per Artisti e il Monumento ai Caduti, a Tremezzo Villa Amila, l’arredo del Parco Teresio Olivelli e l’edificio del cine-teatro.