L’edificio, storicamente utilizzato per la sepoltura dei morti da epidemie, rappresenta una significativa testimonianza di architettura romanica e tradizionalmente viene fatto risalire alla prima metà del secolo XI sulla base delle caratteristiche architettoniche.
La chiesa è a navata unica con abside semicircolare e ha un tetto con capriate lignee e soprastante copertura in piode; le strutture murarie sono in pietra a vista realizzate con conci irregolari in pietra di Moltrasio e con alcuni elementi in tufo in corrispondenza di mensole e archivolti.
Molto semplice la facciata con un portale centrale architravato e con un esile campanile collocato in posizione singolare nell’intersezione con il fianco sinistro e caratterizzato da un fusto scandito da tre ordini di doppi archetti e da una bifora con doppia ghiera e capitello a stampella. Sul fianco destro dell’edificio si apre il portale laterale affiancato da alcune monofore a doppia strombatura obliqua, riconfigurate in occasione dei restauri eseguiti nel 1934, e la “nicchia della buona morte”.
L’abside è ornata con un motivo decorativo ad archetti pensili sopra il quale corre una cornice di coronamento e nella parete si aprono tre monofore a doppio strombo obliquo. Sul fianco sinistro della chiesa è addossato un piccolo corpo di fabbrica con pareti intonacate che corrisponde al locale della sagrestia aggiunto successivamente.
L’interno ad unica navata presenta pareti intonacate ad eccezione della zona absidale in cui è stata messa in luce la struttura in pietra a vista. Appena a sinistra dell’ingresso si nota il pilastro che regge il soprastante campanile, sul fianco destro in prossimità dell’altare si conserva un frammento di affresco di epoca neo-ottoniana in cui sono rappresentate quattro figure femminili inserite in clipei.