L’edificio rappresenta un’interessante testimonianza del “razionalismo lariano” e si distingue per alcune interessanti soluzioni che esaltano il rapporto tra l’edificio e il paesaggio circostante come il patio esterno e le ampie aperture che offrono suggestivi scorci dell’Isola Comacina.
La villa, completata nel 1944, è impostata su un impianto a base quadrangolare e presenta un evidente disegno razionalista giocato sulla netta separazione fra setti murari e aperture che sfrutta dal punto di vista strutturale e distributivo il favorevole orientamento a sud sottolineato anche dalla inclinazione dell’unica falda di copertura.
L’affaccio verso il lago è infatti caratterizzato da ampie finestrature in corrispondenza del salone al piano terra e delle stanze padronali al primo piano. Al contrario il lato nord ha aperture molto ridotte ed ospita la cucina e gli ambienti di servizio al piano terreno e la stanza degli ospiti e i bagni al piano superiore. Questa divisione funzionale è accentuata da un lungo corridoio centrale che attraversa longitudinalmente l’intero corpo di fabbrica.
Nella testata est è collocata l’elegante scala a doppia rampa che conduce al primo piano. Da qui si accede alla terrazza sopra il portico e ad una scala esterna con gradini a sbalzo in pietra che permette di raggiungere la loggia al secondo piano. Negli ambienti interni si conservano anche alcuni arredi realizzati su disegno di Lingeri.
La villa, situata in splendida posizione panoramica sopra il bacino dell’Isola Comacina ed il vicino complesso romanico di Santa Maria Maddalena di Ospedaletto, fu commissionata da Raffaele Leoni e Diana Peduzzi a Pietro Lingeri, architetto originario di Tremezzo, uno dei protagonisti del razionalismo lariano insieme a Giuseppe Terragni.
L’edificio fu costruito a cavallo del periodo bellico e quando fu presentata la richiesta di concessione nel 1941 il Genio Civile vietò l’impiego di materiali non autarchici quali cemento e ferro impedendo di fatto la realizzazione dell’ampia terrazza prevista dal progetto sul fronte verso lago. L’architetto fece ricorso quindi in prevalenza a materiali locali: pietra di Moltrasio per le murature, marmo di Musso per i davanzali, serizzo per i pilastri monolitici e il pergolato, pietra di Valmalenco per la copertura e legno per i serramenti.