Domenica 27 giugno alle ore 18:30 si svolge l'ultimo evento dell'11° Edizione di Teatro poetico NIVUL e SOGN 2021.
Il Grande volo
Liberamente tratto da “Gli Uccelli” di Aristofane.
Drammaturgia originale di Miriana Ronchetti
Saggio teatrale con gli allievi adulti del corso di “Teatro è terapia e Recitazione” con Dustin Battistini, Francilene Pessoa, Marco Wenk, Manuela Luvrano, Michele D’Argenio, Noor Colombo, Paola Ferrari, Piero Danieletti.
Un autore con un testo rivoluzionario e quindi lo amiamo. Oggi, dinanzi al desolante scenario che stiamo vivendo, ho voluto proporre un testo millenario, di grande attualità. Gli Uccelli, opera di grande successo fin dalla nascita, furono allestiti per la prima volta alle Grandi Dionisie del 414 a.C., in concomitanza alla guerra del Peloponneso. La trama, dettagliatissima, mette in evidenza l’estrosità di Aristofane. Due cittadini ateniesi, Evelpide – nome parlante, in greco “speranzoso” – e Pisetero, “colui che persuade i compagni”, decidono di reagire al regresso morale di Atene abbandonando la città, alla ricerca di un luogo migliore in cui vivere. Si recano dunque al cospetto del sovrano degli uccelli, Upupa, e gli propongono di fondare, con il contributo degli uccelli, una città nel cielo chiamata Nubicuculia. Il desiderio utopico di una dimensione eterea, priva di quella corruzione che imperversavano nell’Atene del V secolo a.C., ci mostra chiaramente il desiderio del commediografo (ahimé sognatore e in lui tanti di noi si identificano), teso a stilare un modello di città ideale che, nonostante le aspirazioni dei protagonisti, risulterà irrealizzabile.
Nella mia versione, un gruppo di umani ribelli e speranzosi, partono all’avventura per conquistare il cielo, mondo prevalentemente abitato dagli uccelli. Un netto strappo con la realtà che si conclude con un’amarezza sommessa e struggente, celata dal ridicolo. Gli umani si rendono conto di come la civiltà, il progresso perseguito dagli uomini, non sia altro che sola illusione, nutrita da vane speranze. Anziché impegnarsi per riaffermare valori e giustizia, essi invadono prepotentemente e con stupidità, mondi a loro del tutto estranei, deturpandoli.
Un’accusa ai pessimi cittadini della nostra attuale società, alla loro superficialità, all’inconcludenza, all’incoerenza nella quale vagano, senza minimi sforzi ragionevoli, per migliorare le cose. La dimensione dicotomica che pervade l’opera è il contrasto tra realtà ed illusione, verità e suggestione. Fine ultimo, la conquista delle due cose che da sempre sognano gli esseri umani: libertà e felicità. Purtroppo la brama di successo, potere e ricchezza, riesce sempre a dirottare il desiderio di poter raggiungere la vera meta.
La concessione smisurata di fondamentali libertà, all'apparenza necessarie ma inutili, priva gli umani della consapevolezza, in un sistema votato alla sopraffazione, alle tentazioni antidemocratiche, all’eliminazione di una sensibilità tradita dall’arroganza. Tutto ciò porterà inevitabilmente all’ instaurazione di un dominio dittatoriale. Unica via di salvezza, almeno nella mia versione, il rifugio nella dimensione del sogno. Quindi per concludere: La vita è sogno o il sogno è la vita?
Con il Patrocinio di
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In collaborazione con Associazione Giosuè Carducci Como
Club Amici Salvatore Quasimodo Como
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