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La tradizione del vino sul lago di Como

I vigneti terrazzati dell’alto lago sono oggi il territorio privilegiato di produzione vinicola sul Lario, ma un tempo piccoli vigneti erano presenti un po’ dappertutto sulle sponde del Lario e vini leggeri, “beverini” erano prodotti localmente.

In Tremezzina, sulla collina di Rogaro in particolare, erano coltivati vigneti e i vini prodotti restavano in famiglia o finivano sulle tavole delle locande della zona.

Nella guida di viaggio The Lake of Como. Its History, Art, and Archeology (1911) Thomas William May Lund racconta lo spettacolo della pigiatura dell’uva a cui assiste durante una gita in battello lungo le rive del lago, davanti all’isola Comacina.

“Uno spettacolo insolito che in autunno si può vedere dal battello è un grande tino pieno d’uva sulla riva, con una mezza dozzina di ragazzini impegnati a pigiare. Sono nudi e somigliano tantissimo ai putti del Correggio. Urlano e ridono e cantano, mentre danzano nel grande tino, buttandosi in faccia il gustoso succo purpureo e facendosi ogni sorta di scherzi.
Se volete invece vedere qualcuno che pigia l’uva da solo, nel capanno fuori dal negozio di vino troverete un uomo paziente e forte, a gambe nude, mentre schiaccia i grossi grappoli in una botte grande quanto lui. Prende l’uva dal cesto dov’è raccolta e la butta nella botte, i piedi l’afferrano come fossero mani e spremono il succo in maniera piuttosto artistica. Spesso la gente si proclama disgustata da quest’uso dei piedi, ma ci vuol poco a convincersi che a questo scopo sono ben più puliti delle mani.
Fino a poco tempo fa i macchinari non erano ammessi, poiché i semi schiacciati guastano il gusto del vino. Al giorno d’oggi, invece, per pigiare l’uva è stato messo a punto un procedimento meccanico che promette di rivoluzionare la scienza della vinificazione grazie ai vantaggi che offre.”

T.W.M. Lund, The Lake of Como. Its History, Art, and Archeology, Londra, 1910, pp. 41-2

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