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Mark Twain e il Lago di Como

Mark Twain, uno dei più celebrati autori americani, in una poetica descrizione del Lago di Como, che visitò nel 1866 durante un lungo tour europeo

Mark Twain è uno dei più celebrati autori americani, noto per Le avventure di Huckleberry Finn (1885) e Le avventure di Tom Sawyer (1876). Meno conosciuto è Gli innocenti all’estero (Rizzoli, 2001), sorta di diario di viaggio in cui racconta le avventure, gli incontri e le impressioni annotate durante un lungo viaggio che nel 1866 da New York lo portò sul piroscafo “Quaker City” in Eurpoa e in Terra Santa.

Nel suo lungo tour europeo non poteva mancare una tappa sul Lago di Como. Per una volta, Twain rinuncia al tono ironico e graffiante con cui guarda alle pecche del Vecchio Mondo e si lancia in una descrizione lirica:

Dalla mia finestra qui a Bellagio vedo l’altro lato del lago che è bello come un quadro. Un dirupo tutto rughe e cicatrici si leva a un’altezza di milleottocento piedi; su un sottile lembo a metà dell’ampia parete si trova una chiesetta che sembra un fiocco di neve: non pare più grande di un nido di rondine; la base della rupe è orlata da un centinaio di giardini e di boschetti di aranci da cui spuntano le macchie bianche delle case sepolte nella vegetazione;  due o tre gondole si posano pigramente sull’acqua e nello specchio levigato del lago la montagna, la chiesa, le ville, i boschetti e le barche si riflettono così vividamente e chiaramente che si fatica a distinguere dove finisce il panorama reale e dove comincia il riflesso! Tutt’intorno il paesaggio è bello. A un miglio di distanza, un promontorio ornato di boschi si protende nel lago e un palazzo si specchia nelle profonde acque blu [La Villa del Balbianello in Tremezzina, N.d.R.]. A metà strada una barca taglia la superficie scintillante e si lascia dietro  una lunga scia, come un raggio di luce; le montagne sono avvolte in una meravigliosa foschia violetta; in lontananza, nella direzione opposta una serie di cime, pendii e vallate verdi a picco sbarrano il lago e la distanza rende incantevole il panorama poiché in questo ampio scenario il sole, le nuvole e la più intensa delle atmosfere stemperano migliaia di tinte e le luci e le ombre scivolano via delicate, ora dopo ora, e esaltano il lago con una bellezza che sembra un riflesso del Paradiso stesso. Non vi è dubbio che questo sia lo scenario più inebriante che abbiamo visto finora. L’altra sera il paesaggio era straordinario e pittoresco. Sulla sponda opposta le rupi e gli alberi si riflettevano nel lago con una  nitidezza meravigliosa e da molte finestre lontane raggi di luce si allungavano sulle acque tranquille.

Nella foto di copertina: la Tremezzina vista da Bellagio nel 1955.

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