LIBERAMENTE ISPIRATO E TRAGICAMENTE ATTUALIZZATO DA “IL VECCHIO E IL MARE” DI ERNEST HEMINGWAY
Di Marco Filatori, regia Omar Nedjari, con Diego Paul Galtieri e Laura Negretti, scene Armando Vairo, Costumi Ilaria Strozzi, assistente alla regia Sofia Ferron, Direttore tecnico Donato Rella
PRODUZIONE TIM TEATRO IN MOSTRA
Lo spettacolo si terrà sabato 14 giugno alle 21.15 presso Piazza San Giorgio, di fronte alla chiesa di San Giovanni Battista.
Durata 1h 20 circa in un atto unico.
“Con i “se” non si fa la storia, d’accordo. Di certo si possono fare però delle ipotesi affascinanti e poetiche. E a volte anche terribilmente inquietanti. Ecco quindi il nostro “se”. Come avrebbe scritto Ernest Hemingway il suo capolavoro “Il vecchio e il mare” se fosse vissuto oggi? Di quale mare e di quale pescatore avrebbe parlato? La nostra conclusione, anzi certezza, è che avrebbe raccontato dell’abuso, della violenza, dello svuotamento di mari ed oceani. E tra le molte – troppe – possibilità ci piace pensare che si sarebbe concentrato sulla plastica come elemento di aggressione. Simbolo dell’ottusa indifferenza dell’uomo per le sorti del pianeta terra. Emblema della sua avida ingordigia. Nel suo romanzo uno dei temi più forti, e tristemente inattuali, è il rapporto paritario tra il pescatore ed il mare. Un rapporto fatto di conoscenza e rispetto, non predatorio, consapevole e non con la rapacità della razzia indiscriminata dell’oggi. Non saccheggiando senza criterio ma ringraziando il mare ed il pesce che diventerà cibo e vita per molte famiglie. Non a caso il mare come grande padre e la terra come grande madre sono stati ovunque tra le prime divinità dei popoli antichi: il mare per il pesce, la terra per il grano. Quella della pesca era un’attività quotidiana non condotta con odio o prepotenza ma alla pari, rispettando ritmi interni e molto più antichi dell’uomo. Ne “Il vecchio e il mare” emergono con forza e chiarezza quasi profetica la dignità e coraggio del vecchio pescatore Santiago ma anche quelle del pescespada che lotta strenuamente per liberarsi. Una lotta epica ed equilibrata tra due esseri viventi in un rapporto di assoluto rispetto tra uomo e natura. Tutte cose che oggi non esistono più e che il vecchio Hem – come lo chiamava il suo grande ammiratore Charles Bukowski – conosceva e aveva raccontato nel suo meraviglioso romanzo. Dicevamo… la plastica. Le tristemente famose “isole di plastica” sono otto e hanno dimensioni sconvolgenti. Una delle due presenti nell’Oceano Pacifico è stimata da un minimo di 700.000 km² fino a più di 10 milioni di km². Le dimensioni di Spagna e Portogallo assieme. E come questa ce ne sono ben altre sette negli oceani. Agglomerati di rifiuti plastici che le correnti hanno coagulato in isole. Quanti anni ci vorranno prima che tutti gli oceani ne verranno ricoperti? Noi siamo certi che Hemingway non sarebbe rimasto indifferente a questa follia! Quindi abbiamo deciso di prendere il suo romanzo “Il vecchio e il mare” e di attualizzarlo tragicamente in una sorta di visione (premonizione?!) per raccontare quello che ci preme: la lenta agonia dei mari, che rischia di essere il nostro suicidio come razza umana.
Questo avrebbe scritto Hemingway se fosse vissuto oggi.”