LacMus è un festival internazionale di musica classica che si svolge ogni anno nel periodo estivo in Tremezzina, sul Lago di Como.
Il Festival, fondato dal pianista Louis Lortie e dal direttore d’orchestra Paolo Bressan, unisce la magia della musica alla bellezza del paesaggio locale e delle sue location uniche al mondo.
Una delle particolarità di questo festival è che si svolge in luoghi unici dal punto di vista storico, paesaggistico e architettonico.
In questo modo il pubblico ha la possibilità di essere immerso in un’esperienza musicale unica e di approfondire la conoscenza del territorio attraverso le arti.
Tra i luoghi del festival: il Santuario della Madonna del Soccorso di Ossuccio, sito Patrimonio UNESCO, Villa Carlotta, Villa del Balbianello – bene FAI tra i più visitati in Italia, lo storico palazzo con i suoi giardini “Belle Époque” del Grand Hotel Tremezzo, la Greenway del Lago di Como, la preziosissima Isola Comacina (su cui LacMus ha svolto per la prima volta nella storia un concerto), e Villa Melzi d’Eril a Bellagio, di fronte alla Tremezzina.
LacMus ospita artisti di fama internazionale, affiancati da giovani musicisti allievi di alcune tra le più prestigiose accademie musicali d’Europa e del mondo, riuscendo a realizzare veri e propri incontri musicali tra giovani talenti e grandi maestri.
Tra gli artisti ospitati ricordiamo: Ton Koopman, Emmanuel Pahud, Les Vents Français, Richard Galliano, Christiane Karg, Sophie Koch, Renè Barbera, Maurizio Baglini, il Quartetto Adorno, Andrew von Oeyen, l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, Roman Burdenko, Augustin Dumay, Miguel da Silva, Giuliano Carmignola, Philippe Quint, Pavel Berman e i Maestri Louis Lortie e Paolo Bressan.
Anche quest’anno LacMus Festival vi aspetta dal 6 al 17 luglio sulle sponde del Lago di Como e sulle colline della Brianza.
Siamo giunti alla settima edizione, che quest’anno ha come filo conduttore la figura dell’esule e l’idea di esilio, per onorare lo spirito di resilienza dei tanti grandi artisti che hanno dovuto affrontarlo. Il 2023 è infatti il 150º della nascita di Sergej Rachmaninov (1873-1943). Musicista profondamente radicato nella cultura, nella storia, nelle fiabe, nella fede religiosa della Russia, ivi compreso il culto dello Zar, Rachmaninov fuggì dalla sua patria dopo la rivoluzione di febbraio 1917, per non farvi più ritorno. Eppure, ovunque andasse, si portò sempre la Russia nel cuore e il samovar dentro casa. La sua poetica musicale — essa stessa una sorta di Romanticismo esiliato in un secolo ostile — ci racconta di come in lui la radice russa, amorevolmente preservata, si misurasse di continuo, anche se controvoglia, con la realtà che lo circondava: l’Occidente, il modernismo, l’America, e da ultimo perfino l’amico Stravinskij e il jazz. Tutti elementi che l’esule accoglie con diffidenza, non senza infinite cautele, in un lungo sforzo per riassorbirli goccia a goccia entro la matrice culturale dominante della Grande Madre russa.
Nel programma, la figura di Rachmaninov è affiancata volta a volta da altre che con lui condivisero il destino di esuli. Nel concerto di apertura, ad esempio, gli sono accostati l’esule polacco Fryderyk Chopin e l’esule ungherese György Ligeti. Più avanti compiono anche Igor Stravinskij, l’eterno viandante del Novecento, e Kurt Weill, l’ebreo comunista in fuga da Hitler, ambedue approdati negli Stati Uniti, al pari del boemo Bohuslav Martinů e dell’altro ebreo austriaco Erich Wolfgang Korngold. E una pagina come Après une lecture de Dante di Franz Liszt, ispirato all’esule italiano per eccellenza, Dante Alighieri, che gli italiani amano ricordare come un padre della lingua e cultura nazionali, preferendo dimenticare di averlo fatto prima di tutto fuggire infliggendogli una condanna a morte. E ancora Gioachino Rossini, esule volontario, prima dall’Italia e poi dal mondo dell’opera, trascritto per pianoforte a quattro mani da Arnold Schönberg, esule dalla Germania nazista, ma anche eterno esule interiore, nella solitudine autoimposta del suo utopico antimondo dodecafonico, da cui qui si prende una breve vacanza.
Anche questa edizione accoglie prestigiosi solisti di varie parti del mondo, come la pianista Hélène Mercier, già ospitata nel 2018, il violoncellista Jan Vogler, i soprani Anna Pirozzi e Christiane Karg e, come tradizione di LacMus Festival, un buon numero di giovani talenti tra cui il violoncellista Jaemin Han dalla Corea del Sud, l’ucraino Illia Ovcharenko, recente vincitore della Honens International Piano Competition in Canada, e il suo coetaneo Luca Giovannini, pluripremiato violoncellista, due figli musicali del nuovo millennio.
Come ogni anno, LacMus Festival presenta una novità: la prima edizione del Premio per pianisti “Guglielmina Durini Litta contessa di Monza”, in omaggio alla nobildonna milanese del XIX secolo, che fu infaticabile promotrice culturale ed eccellente pianista. Il premio sarà assegnato nel corso della serata a Castello Durini, il 9 luglio.
Come sempre i concerti si svolgono in luoghi di grande bellezza artistica e paesaggistica: Villa del Balbianello, Villa Carlotta, Villa Melzi d’Eril a Bellagio, il Castello Durini ad Alzate Brianza, l’ormai tradizionale Passeggiata musicale lungo un tratto della Greenway del lago di Como, il Santuario della Beata Vergine del Soccorso (patrimonio Unesco), i giardini a lago nel Parco di Mezzegra, il Grand Hotel Tremezzo e infine due spazi nuovi: il Parco Teresio Olivelli e l’Abbazia di San Benedetto in Val Perlana, che si aggiungono ai tanti valorizzati dal Festival nel suo territorio.