Alessio Pizzicannella presenta il suo romanzo d’esordio “Rito di passaggio” (Bladini+Castoldi, 2021), un romanzo sulla giovinezza e su quel potentissimo e complicato cambiamento che, alla fine dell’infanzia, aspetta appena dietro l’angolo: diventare adulti. Nella calda estate del 1984, tre ragazzini tra i dodici e i tredici anni – Indy, sua sorella Mia e il suo migliore amico T – sono ospiti delle «Invisibili», come loro chiamano le suore che gestiscono l’orfanotrofio in cui vivono. Quando arriva Nero, l’equilibrio del gruppo vacilla. Ma è soprattutto la notizia della prossima adozione di Mia a fornire ai protagonisti l’occasione per un’ultima avventura insieme: decidono così di scappare sulle montagne circostanti e, ispirati dal libro di fantascienza da cui Indy è ossessionato, cercano di rendere questo loro viaggio un vero e proprio rito di passaggio, capace di segnare l’ingresso nell’età adulta. I primi giorni in montagna, mentre si allontanano sempre di più da pascoli e centri abitati, sono vissuti con un misto di timore ed entusiasmo. Arrivati alle pendici di un ghiacciaio permanente, stabiliscono qui il loro campo base: si procurano del cibo, dell’acqua e si godono la solitudine e l’ebbrezza del pericolo, cullati dalla fantasia di Indy e dal controcanto del suo libro preferito. Il rito di passaggio consisterà allora nell’avventurarsi fin sopra al ghiacciaio: tutti accettano, tranne Nero, che rifiuta di salutare la sua infanzia. Ma anche per gli altri le cose si mettono male, quando Mia si ammala e il ritorno dalle «Invisibili» sembra inevitabile. A distanza di anni, Indy, T e Mia, ormai diventati adulti, ritornano sulle tracce della loro storia: cercano il Nero, il loro amico che non è mai tornato a valle, che non ha affrontato il ghiacciaio né la vita degli adulti.