Sabato 12 Agosto 2017 dalle ore 10:30 a Dizzasco si terrà la V edizione della Festa dei Mulini del Telo.
La Valle dei Mulini e la Festa
La Valle dei Mulini, lungo il fiume Telo, è stata fin dall'antichità il luogo ideale per l'insediamento di strutture produttive che utilizzavano energia idraulica nonché la via antica che univa Dizzasco a Cerano con un bel ponte a “schiena d’asino” (di probabile origine medievale) ed era anche un’ importante “traversale” di comunicazione con la pianura attraverso la valle di Muggio.
Dei vari opifici insediatisi in questo luogo ( epoca 1700 circa) attualmente sono ancora visibili e in buon stato di conservazione cinque costruzioni (ex mulini, ex fucina - depositi) ed attualmente adibiti ad abitazioni private. Inoltre, risalendo l’argine del fiume Telo sono visibili le macerie di altre strutture produttive crollate nel tempo nonché i resti di un sistema di canalizzazione delle acque , lungo diverse centinaia di metri, che, partendo da una ex diga (i cui resti sono ancora visibili), ne convogliava le acque fino alle ruote idrauliche dei singoli mulini dando così movimento a tutti i macchinari ivi esistenti.
Dalla pubblicazione: “ Val d'Intelvi-opifici a forza idraulica” - Prof. Bruno Gandola - C.M.L.I si legge: “Sono resti materiali di un patrimonio culturale che i mutati sistemi produttivi hanno disperso.
Lo studio dei mezzi di lavoro è infatti utilizzato sempre come fonte principale per la ricostruzione storica dei processi produttivi, permettendo quindi un corretto giudizio sulle formazioni economiche - sociali scomparse o in via di estinzione”.
La predetta pubblicazione "Val d'Intelviopifici a forza idraulica"- C.M.L.I., che da anni era ormai esaurita ed introvabile, è stata ristampata a cura dalla “Associazione Amici di Dizzasco e Muronico” con il sostegno del B.I.M. ed ora è disponibile e fruibile anche dal pubblico che visiterà e parteciperà alla “Festa dei Mulini” quale segno tangibile della ingegneria dei nostro padri e della povera e faticosa vita contadina che ci ha preceduti.
Lo staff dell’associazione , nel pomeriggio dalle 14:00 alle 17:30, accompagnerà i turisti alla visita ed alla scoperta dello storico mulino del “ Carletto Traversa” , del “maglio” del “Patriarca di Biazzeno” e poi gli altri mulini: Il Mulino detto de " La Rumilda" (che sarà aperto); quello della ”la Teresa” ( presso la ex diga)che evidenzia sulla sua facciata una meridiana. Inoltre lo Staff indicherà il luogo dove sorgeva l’antico "canatòri" (filanda)anch’essa funzionante totalmente con la forza idraulica. Tale filanda, costruita nel 1916 con il nome “la Tessitrice” e presso la quale lavoravano circa 50 ragazze, andò totalmente distrutta durante la notte del 10/11 febbraio 1930 a seguito di un devastante incendio ove perirono due ragazze.
Relativamente a tale disgrazia Il giorno della Festa dei Mulini verrà esposta una una foto della ex fabbrica, il relativo articolo pubblicato dalla Provincia in data 8 marzo 2015 e la fotografia dei resti anneriti della fabbrica. “L'accannatoio" della seta è stata la prima "fabbrica" della Valle. Allora si viveva anche di allevamenti di bachi da seta. Saranno presentati al pubblico anche due plastici opera di Antonio Molinaro: quello del mulino “Traversa” e quello del maglio “Patriarca”.
Poi saranno presenti per intrattenere sia i grandi che i piccini: -gli Arcieri del Drago Alato del Palio di Cernobbio; -I Falconieri di Sua Maesta’; -il Gruppo Folclorico della Val Cavargna con il "Café del pignatin" (antica bevanda) e la cardatura della lana; -i produttori (formaggi locali e salumi, i derivati del latte d'asina, il miele); -i tavoli tematici, l'abbigliamento e altro. -il gioco degli scacchi, la scrittura medioevale, i piccoli attrezzi da lavoro;
Una curiosità: risalendo dal fiume Telo, si attraversa il paese di Dizzasco ci si dirige verso la Chiesa di San Pietro e Paolo quindi si prosegue ancora ( per 3/4cento mt) si raggiunge la frazione di Biazzeno, località che forse ha anticipato la nascita del paese di Dizzasco. Nella piazzetta storica, vicino al lavatoio, ancora è vedibile il pesantissimo manufatto granitico lavorato a mano dagli scalpellini (ndr picapreda), che è la base per il corpo ligneo del “torč"(antico torchio per le noci) la cui parte lignea è protetta in casa privata. È antichissimo e serviva per la spremitura delle noci: i "nos vécc" usavano questo olio di noci per condire i cibi e per l’illuminazione. I residui della torchiatura erano destinati alla alimentazione dei maiali. L'olio d'oliva allora era raro e costosissimo ed era reperibile solo lungo gli uliveti delle zone de la "Zòca de l'olii" (Conca dell'Olio) fra Griante e Sala Comacina e nella bassa valle d’Intelvi.