Elegante villa liberty costruita alla fine del XIX secolo dotata di un parco paesaggistico di grande pregio ambientale ricco di terrazzamenti, vialetti affiancati da alberi secolari, piante esotiche e sempreverdi. Il giardino conserva molte interessanti e bellissime piante, inoltre in esso sono presenti elementi decorativi architettonici di grande fascino.
La villa appartiene ora alla famiglia Villoresi. Ospita un parco paesaggistico di pregio ambientale e di notevole interesse sia per il valore storico sia per la ricchezza di specie vegetali quali taxodi, ginko biloba, liriodendri, magnolie, azalee e rododendri. Vialetti e scalinate si integrano magistralmente con il territorio circostante e con lo sfondo del lago, creando scorci unici.
Nell’architettura lineare dell’edificio, disposto su cinque piani (di cui uno a uso magazzini) e nell’annessa elegante torre che ne ingentilisce l’insieme, sono visibili contributi di notevole interesse dei maggiori autori dell’epoca, come Raimondo D’Aronco e Pietro Fenoglio.
Il parco paesaggistico che circonda la villa è di grande pregio ambientale e riveste un notevole interesse sia per il valore storico e per la ricchezza di specie vegetali, sia per la fioritura primaverile dei rododendri e delle azalee. Il parco botanico è stato restaurato nel 2006 secondo il progetto curato dall’architetto Pier Fausto Bagatti Valsecchi e dall'agronomo Giovanni Sala.
L’elegante villa Liberty fu costruita alla fine del XIX secolo come residenza di vacanza dei conti Sartirana, discendenti di Cesare Sartirana, capitano dell’esercito durante la dominazione spagnola in Lombardia nel XVI secolo. I Sartirana cedettero le loro proprietà di Varenna all’avvocato Pietro Marcionni. La villa, venduta in seguito ai Longoni Lancia, fu acquistata dal cavaliere Alberto Mapelli nel 1930 e da questi lasciata in eredità al figlio, Grand’Ufficiale Mario Mapelli, direttore amministrativo del «Corriere della Sera» sino al 1970.
La villa appartiene ora alla famiglia Villoresi.
Bibliografia
Ville, dimore e corti lombarde | Valerio Villoresi