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Regina delle acque: la Lucia

Lucia: nome di donna, fascino da signora e madre di generazioni di naviganti lariani. Simbolo gentile e nobile di una tradizione popolare che non smetterà di fluttuare in Tremezzina e nei ricordi della sua gente.

La classica cartolina del Lago di Como raffigura il Lario solcato da uno scafo dalle linee eleganti e slanciate, sovrastato da tre cerchi di legno: il batèll o come tutto la conosciamo, la Lucia.

Batel, Lago di Como

La sua notorietà è legata alle vicende della “promessa sposa”: è infatti a bordo di questo tipo di imbarcazione che il Manzoni immaginò avvenisse la fuga da Pescarenico, e quindi dalle mire di Don Rodrigo, di Lucia Mondella e Renzo Tramaglino.

Francesco Gonin (1808-1889) – edizione del 1840 dei Promessi Sposi
I Promessi Sposi

Le origini del batèll vengono fatte risalire al XV secolo. Fu progettata come barca da pesca, a fondo piatto, caratterizzata da tre cerchi in legno, uniti da un travetto longitudinale (mantàula), con lo scopo di sostenere una tenda che proteggesse gli occupanti dagli agenti atmosferici durante le lunghe uscite di pesca che un tempo potevano protrarsi per più giorni.

Talvolta era attrezzata con un albero che sorreggeva una vela quadrata atta a sfruttare le correnti di vento alternate del Lago di Como. Sul Lario c’è un andamento regolare del vento che, specialmente d’estate, ha sempre favorito lo spostamento dei traffici grazie alla vela: la brezza che soffia da Nord – denominata tivàn o tivano – si alterna con la breva che viene da Sud. Infatti quest’ultima – brezza di pianura – giunge regolarissima da Sud a mezzogiorno, inizia dolcemente, arriva fino a venti nodi costanti e dura fino a dopo il tramonto. Di notte, invece, soffia la brezza di monte, che inizia a mezzanotte e dura fino alle otto di mattina. La presenza di questi due venti, uno da una direzione e l’altro da quella opposta, ha fatto in modo che, salvo rare eccezioni, i traffici potessero svolgersi regolarmente e non ci fosse necessità di sviluppare un altro tipo di vela che non fosse quella di forma rettangolare.

Originariamente il materiale con cui veniva costruita la Lucia era il legno di castano, in tavole da quattro centimetri, data l’abbondanza di questo albero sui monti circostanti il lago; col passare del tempo e in seguito alle richieste di un allestimento sempre più pregiato di questa imbarcazione, i maestri d’ascia lariani passarono all’impiego del larice e del mogano.

Nata come barca da lavoro, per pesca o trasporto di merci poco ingombranti, nell’Ottocento fu molto apprezzata per la navigazione da diporto che muoveva i primi passi: lo spazio per il carico fu ridotto rispetto alla versione da lavoro e furono aggiunte lunghe panche longitudinali (lungo i fianchi) per i passeggeri.

“Ci appagava il contatto con l’acqua: scendevamo le scalette, ci immergevamo e nuotavamo nel lago, a volte salivamo su una graziosa barchetta e veleggiavamo intorno, tra i riflessi delle stelle. Ci stendevamo sul sedile vicino ai remi, cullati dalle allegre risate e dai canti, dalle sommesse melodie di flauti e chitarre che giungevano, attraverso l’acqua, dalle gondole che scorrevano lente.”

Mark Twain (1835-1910), The innocents abroad, New York, 1869
Un batell sul lago – Cartolina
Lucia, Lago di Como

Anno dopo anno, con l’avvento delle resine e dei motori, il numero delle Lucie che solcavano le acque lacustri è andato sempre più riducendosi, anche perché i costi di produzione e manutenzione sono cresciuti in modo considerevole rispetto ad altre imbarcazioni.

“Pieno di coraggio e di entusiasmo com’era quando si divertiva, almeno un paio di volte all’anno Fabrizio rischiava di annegare nel lago. Era lui che comandava tutte le grandi spedizioni dei ragazzini di Griante e di Cadenabbia. Si erano procurati certe chiavette, e quando era buio cercavano di aprire i lucchetti delle catene d’ormeggio delle barche, fissate a una roccia o a un albero. Sul lago di Como i pescatori usano lenze fisse, lasciate in acqua molto lontano da riva. La lenza è sostenuta da una tavoletta di sughero su cui è piantato un ramoscello di nocciolo molto flessibile con in cima un campanello, che suona quando un pesce ha abboccato e tira la lenza cercando di liberarsi.
Il grande obiettivo di quelle spedizioni notturne agli ordini di Fabrizio era di andare a ispezionare le lenze prima che i pescatori avessero sentito il segnale del campanello. Sceglievano le giornate di tempesta, e per quelle temerarie imprese si imbarcavano la mattina, un’ora prima dell’alba. Salendo in barca, gli sembrava di andare a affrontare pericoli enormi – e il bello era proprio lì – e recitavano devotamente un’Ave Maria, come avevano visto fare dai grandi.”

Stendhal (1783-1842), La Chartreuse de Parme, 1839

Ma la Tremezzina non dimentica le Lucie e loro non lasciano mai, se non per una piacevole navigazione, i suoi ormeggi.

Festa di San Giovanni sull’Isola Comacina
Sagra San Giovanni - Isola Comacina

E come non citare la tradizionale Sagra di San Giovanni Battista che si tiene l’ultimo sabato e domenica di giugno? [Vedi l’evento di quest’anno]

In breve, la festa si è svolta dal XVI secolo per commemorare il saccheggio dell’Isola Comacina, avvenuto nel 1169, da parte dei comaschi, per punire gli isolani. I sopravvissuti si salvarono fuggendo sull’altra sponda del lago, a Varenna, ribattezzata Insula Nova e portando con sé le preziose reliquie dei martiri, donate nel V secolo da Sant’Abbondio e sull’isola conservate.

In seguito, nel 1435, la tradizione racconta che San Giovanni Battista, in veste di pellegrino si presentò ad un isolano, invitandolo a scavare sotto un noce: riemersero i ruderi dell’antica basilica andata distrutta tre secoli prima durante il saccheggio e con essa la memoria di quella vicenda che spinse gli isolani a ricostruire la chiesa.

Da allora, ogni anno, per San Giovanni Battista, si fa festa in memoria di questi eventi.

Oltre ai festeggiamenti del sabato, in passato la domenica mattina si teneva la processione delle Lucie, addobbate a festa e condotte da barcaioli in abiti tradizionali, che accompagnavano i residenti i quali, per un giorno, riportano sull’isola le reliquie dei martiri messe in salvo sulla terraferma nel 1169.

A seguire la tradizione vuole che vi fosse la celebrazione della Santa Messa tra le suggestive rovine romaniche della Basilica di Sant’Eufemia ed infine, negli anni, si è spesso tenuta la regata di San Giovanni Battista riservata alle Lucie da competizione dei comuni rivieraschi. Una grande festa e tra i molti protagonisti un posto d’onore a lei: la Lucia.

Lucia, un nome di donna e la si rispetta come tale. Un fascino da signora e madre di generazioni di pescatori lariani. Ha cullato e culla i naviganti sulle acque del lago, bada ai porticcioli quando viene la sera ed è simbolo gentile e nobile di una tradizione popolare che non smetterà di fluttuare in Tremezzina e nei ricordi della sua gente.

Guarda un Documentario del 1985, prodotto dal Museo dell’imbarcazione lacustre, di Pianello del Lario.

Pescatori nella Zoca de l’Oli, di fronte all’Isola Comacina
Pescatori su una Lucia, Lago di Como
Pescatori su una Lucia, Lago di Como
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