9 aprile – 9 maggio 2020. Con il patrocinio e contributo di regione Lombardia e il sostegno di BCC Cassa Rurale ed Artigiana di Cantù, il Teatro Gruppo Popolare Como propone per il sesto anno consecutivo l’iniziativa “Una giornata di teatro civile”.
Per il secondo anno non una sola giornata ma un mese di teatro civile indirizzato alle scuole, ai giovani e agli adulti di ogni età per promuovere la sensibilizzazione ai temi spesso trattati da questo stilema teatrale.
Il teatro civile si occupa con i suoi spettacoli di portare, o riportare, alla coscienza della popolazione quegli accadimenti che ne hanno accompagnato il divenire storico, anche in modo drammatico.
Il teatro civile del Teatro Gruppo Popolare Como è caratterizzato dalla leggerezza con cui i temi, anche importanti, vengono proposti e dall’obiettivo che sia accessibile e comprensibile a tutti.
Il progetto è stato concepito ed avviato nel 2015, come progetto a lungo termine con l’impegno e l’intenzione che diventasse una proposta continuativa, un’iniziativa da ripetere annualmente.
Con l’intento di accompagnare la popolazione verso l’uscita da un momento drammatico per l’intera società (emergenza Covid19) questa edizione della manifestazione viene mantenuta nel periodo programmato adeguando le consuete modalità teatrali (che sono fatte soprattutto di contemporanea presenza fisica in un unico luogo) alle necessarie modalità determinate dall’obbligo della distanza, facendo propri quei mezzi che il progresso ha saputo proporre alla società: digitalizzazione, streaming, tecnologia avanzata. Gli incontri si terranno quindi attraverso quei canali social che stanno entrando a far parte della vita quotidiana di ciascuno e che oggi si dimostrano validi mezzi per tenersi in comunicazione, continuando a proporre partecipazione, cultura, impegno.
Come già l’anno scorso la manifestazione si dipanerà lungo uno spazio di tempo ben più ampio di un’unica giornata, cominciando il 9 aprile e concludendosi significativamente il 9 maggio (data della morte di Aldo Moro), inglobando nel centro il 25 aprile. Il tema dominante sarà quello della poesia civile. La cornice sarà data dallo spettacolo teatrale La scelta.
L’intero programma si svolgerà in streaming.
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La scelta (spettacolo teatrale sul mondo della scuola e del lavoro) – Attraverso il linguaggio teatrale è possibile dare voce alle aspettative, alle confusioni, alla ricerca di un’identità attraverso la progettazione culturale del proprio futuro; al lavoro giovanile, al lavoro assente e a quello accettato e a volte inaccettabile. TeatroGruppo Popolare presenta la produzione di uno spettacolo sul significato della scuola (dei suoi indirizzi, del suo farsi promotrice di idee e di percorsi lavorativi), del lavoro (della sua ricerca, del suo accesso, del suo dipanarsi nella vita degli uomini), delle famiglie (della volontà di seguire, a volte anche oltre la necessità, i sogni, le speranze, le aspettative dei ragazzi). Uno spettacolo costruito dopo aver fatto parlare le persone, ascoltato le loro differenti storie di scuola e di lavoro. Uno spettacolo che ha voluto essere “leggero” nell’affrontare un argomento molto complesso, proprio per arrivare a farsi capire, e il cui intreccio si è ispirato alle modalità cinematografiche proprie di quei film che i ragazzi vanno a cercare nei circuiti di internet. Con Cosetta Adduci, Virginia Adduci, Stefano Annoni, Olga Bini, Gianpietro Liga. Regia di Giuseppe Adduci
Poesia al buio – nell’impossibilità di incontrarci nella sala di TeatroGruppo Popolare appositamente prevista nel buio (situazione che si desiderava creare nell’intento di privilegiare gli altri sensi negando o attutendo quello della vista) è possibile immaginare che l’ascoltatore voglia collegarsi ascoltando nella penombra, la stessa di cui “vedrà le immagini” sullo schermo, le poesie che gli verranno proposte. Uno dei più grandi poeti della storia cantava i suoi poemi in quelle condizioni: Omero.
Poesia bambina – poesie di bambini per bambini, alcune delle quali raccontano il momento inusuale, inaspettato e cruento che stiamo vivendo a causa del Covid19. I bambini sono poeti per natura, non censurano ancora i sentimenti con cui comunicano lo stare al mondo, perché come dice Stanislaw Jerzy Lec I poeti sono come i bambini: quando siedono a una scrivania, non toccano terra coi piedi.
Poesia da slegare – è quella dei “matti”, che grazie alla rivoluzione operata da Franco Basaglia hanno smesso lo stato incivile di detenzione e fanno della libertà uno strumento taumaturgico per il loro essere società, tra tutti i diversamente matti che popolano le nostre case e le nostre strade. I matti scrivono poesie (una certa Alda Merini?) con cui leggono oltre lo sguardo di chi rimane inchiodato con gli occhi sulla superficie delle cose.
Poesia migrante – i migranti, anche quelli senza valigia, si portano appresso tutto quello che hanno vissuto fin lì e anche quello che hanno vissuto i loro padri. Certe volte, molte se si prende il vizio di ascoltarli, portano poesia: negli occhi, spesso impegnati a correre via; nei capelli contorti che raccontano il loro fuggire tra la sabbia e il sale; nelle labbra che dicono. Di cosa siamo, tutti.
Poesia dal teatro – i teatranti comaschi sono capaci di stare insieme, sanno che devono fare fronte comune per parlare ancora di a da in con su per tra fra i corpi che incontrano corpi, perché il corpo, con la sua presenza immane contiene la chimica dell’anima, è quella stessa chimica, e non c’è niente che più abbisogna di corpo che il teatro. E per il momento con la sineddoche della voce, in attesa di tornare a essere pienamente presente, nel presente del corpo di un attore davanti al corpo di uno spettatore.
Poetry Slam, cosè? – con la poesia si gioca. Davide Passoni ci racconta come lo si può fare insieme, l’un contro l’altro armati di buone parole, con parole che vincono su altre, che lottano come cuccioli di cane per imparare il mondo. E poi gioca con le sue, Davide, giocose gioiose gioviali, animali.
Amore non ne avremo (spettacolo teatrale sull’incontro impossibile tra Aldo Moro e Peppino Impastato, uccisi il 9 maggio del 1978)
Due voci si frammischiano, quella di un uomo che sta cercando confusamente di mettere ordine nei pensieri e nei ricordi, e quella di un ragazzo che attraverso una radiolina a transistor lancia le sue invettive, la sua rabbia, la sua voglia di giusto. Dopo una prima parte in cui le voci si accavallano in una alternanza apparentemente casuale, l’uomo, in stato di prigionia, scopre che i suoi “secondini” sono momentaneamente usciti dalla stanza affianco dimenticando la porta di comunicazione aperta. C’è un telefono in bella vista. Vuol dire la libertà. Avvicinandosi al telefono viene colto dal pesante ricordo di un sogno appena fatto, in cui il ragazzo della radio è fatto saltare in aria. Cerca di scacciarlo, ma quasi senza accorgersene anziché comporre il numero che lo metterebbe in libertà chiama il ragazzo. Cerca di metterlo sull’avviso, ma a lungo il giovane rifiuta di capirlo. Iniziano un fitto dialogo a distanza, che mano a mano li porta a consapevolezze lievi o dolorose, ultima tra le quali quella che di lì a poco entrambi non ci saranno più: dalla finestra vedono arrivare quelli che saranno i loro assassini. Con Giuseppe Adduci e Gianpietro Liga. Testo e regia Giuseppe Adduci.
T. 347 6196431 o info@teatrogruppopopolare.it
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