Affascinante villa del XVII secolo, collocata nei pressi della foce del torrente Perlana e affacciata direttamente sul Lago di Como. Provenendo dalla strada Regina, un ninfeo fiorito di iris azzurre conduce ad un scenografico viale d’accesso delimitato da siepi di bosso, visibile attraverso la cancellata.
La villa è preceduta da un’elegante doppia esedra dalla quale si accede al giardino con disegno simmetrico al centro del quale corre un suggestivo gioco d’acqua affiancato da quinte di leccio nelle quali sono inserite sei statue. L’edificio è composto da un massiccio blocco a base quadrangolare sviluppato su tre piani di altezza con copertura in piode. Sui due prospetti principali si aprono massicci portali in bugnato affiancati da aperture con cornici in pietra.
Il salone è ornato da finte colonne tortili che inquadrano lo stemma dei Gallio e quattro busti che raffigurano Strabone, Virgilio, Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane. Altre sale sono affrescate con eleganti quadrature e prospettive architettoniche eseguite da Giuseppe Coduri, da Giuseppe Porro e da Giovan Antonio Torricelli.
Già nel XV secolo i Giovio erano proprietari di terreni e di un rustico con portico presso le sponde del Perlana. Nel XVI secolo la proprietà fu ereditata da Paolo Giovio, famoso medico e umanista alla corte papale di Leone X, che nel 1537 nella De Chorographia Larii definì la residenza di Balbiano come “case di singolare magnificenza ma ormai in rovina”.
Nel 1597 il complesso fu acquistato da Tolomeo Gallio, duca di Alvito, e nel 1637 la proprietà passò all’abate Marco Gallio che avviò la ricostruzione dell’antica casa trasformandola in un elegante palazzo. Nel 1637 sono documentati i primi pagamenti per il nuovo palazzo e per la costruzione della darsena ma i lavori proseguirono anche negli anni successivi.
Il completamento della villa si deve a Giacomo Gallio che fece costruire il tetto a partire dal 1664, fece sistemare il giardino e fece decorare gli interni con stucchi di Agostino Silva e affreschi nel salone dei pittori Recchi.
Nel 1778 la villa fu ceduta al conte Giovan Battista Giovio che fece eseguire nuove decorazioni realizzate da diversi pittori: Giuseppe Coduri, i fratelli Giovanni Antonio e Grandonio Brenni, i fratelli Francesco e Gaetano Cartosio, Giuseppe Porro e Giovanni Antonio Torricelli.
Pochi anni dopo, nel 1787, la villa fu acquistata dal Cardinal Angelo Maria Durini che negli anni seguenti promosse nuovi lavori nel corso dei quali fu ricavata una cappella, fu realizzato un nuovo porto con una torre con faro, poi crollata nell’Ottocento, fu costruito un viale di accesso al giardino e fu aggiunta una grande galleria con una chiesetta. Il Durini acquistò anche il Dosso di Lavedo, dove ricavò la villa del Balbianello, e nelle sue residenze accolse personalità illustri e insigni letterati come Giuseppe Parini.
Dopo la morte del Cardinale i suoi beni furono ereditati dai nipoti e nel 1815 il Balbiano fu ceduto a Giuseppe Sepolina. Nel 1849 la villa fu acquistata dall’avvocato Francesco Delmati di Milano e nel 1872 fu venduta all’industriale Gustav Salomon Gessner che ingrandì la galleria per impiantarvi una filanda e fece realizzare le torri all’ingresso della villa.
La proprietà rimase ai Gessner fino al 1962 quando fu acquistata da Hermann Hartlaub che fece restaurare l’edificio su progetto dell’ingegnere Enrico Vuilliomenet e fece sistemare anche il giardino con la fontana.